L’equilibrio nel lavoro e del lavoro

Dovremmo integrare o separare il lavoro e la nostra vita privata? Non ho una risposta. Non ho la presunzione di dare una risposta, perché l’argomento è troppo complesso e sicuramente risente di infinite variabili personali. L’equilibrio nel lavoro e nella vita va gestito da ognuno di noi nel modo che ritiene migliore. Alcuni vorranno probabilmente allontanare la loro vita privata da colleghi che non gli piacciono particolarmente, ma allo stesso tempo potrebbero aver piacere nel condividere. Acuni vorranno avere armonia tra la famiglia, gli affetti e le persone con cui lavorano, ma trovare anche il modo di dare priorità alle cose che ritengono importanti.

Troppo coinvolgimento della vita privata nel lavoro e potresti subire delle interferenze che danneggiano la tua produttività. Poco coinvolgimento e potresti trovarti in uno stato di distress e difficoltà nel conciliare la tua personalità e il tuo ruolo nel lavoro. Molti professionisti, esperti e studiosi del tema si sono cimentati nel proporre diversi approcci e soluzioni e tutti danno elementi utili. Non si troverà una soluzione per tutti in queste poche righe. Vorrei invece riflettere su come molti di noi gestiscano le loro vite, i loro ruoli e la convivenza con i propri tratti di personalità.

Doppio - equilibrio nel lavoro e del lavoro - blog eis

Cosa mettiamo in equilibrio nel lavoro?

Ammettiamo che tutte le persone desiderino trovare un qualche equilibrio nel lavoro e nella vita. Infinite situazioni di equilibrio diverse, ma che permettano di vivere come vogliamo. Gli elementi da bilanciare saremmo noi, il nostro ambiente di lavoro, le nostre mansioni, quella che consideriamo la nostra vita privata e le problematiche o le difficoltà personali che possiamo avere. Bastano questi cinque elementi per lasciarci immaginare tante situazioni diverse, a volte difficili, a volte faticose, a volte idilliache. Daremmo a tutti gli stessi consigli?

Cosa diremmo ad una persona cordiale e aperta, ma con importanti problematiche legate alla vita personale? Le consiglieremmo di separarle completamente dal lavoro o magari di fare affidamento sui colleghi? Cosa consigliare a persone più timide, che magari non hanno molte relazioni al di fuori del lavoro, ma sono molto felici di collaborare con altre persone, magari in coworking! Quali soluzioni dare a colleghi con una vita privata tutto sommato tranquilla e piacevole, che però hanno parlato di argomenti delicati a lavoro e magari per questo vengono penalizzate (riflessioni spesso rilevanti quando si tratta di congedi di maternità o malattia)? Per non parlare poi di lavoratori contenti dell’ambiente e delle relazioni professionali, ma scontenti delle mansioni o del loro contratto; nonché l’esatto contrario, in posizioni prestigiose e strapagate, ma in culture aziendali tossiche.

Non possiamo non riflettere sugli spazi che vogliamo dare al tempo di lavoro, al tempo dedicato ai nostri progetti personali, ai nostri affetti e amicizie, a sviluppare la nostra carriera, a riuscire nelle nostre mansioni. Per farlo dobbiamo considerare di essere individui con tratti e preferenze personali (senza scendere oltre nella psicologia) e dobbiamo considerare di cosa abbiamo bisogno, anche nel senso della necessità di lavorare per permettersi da mangiare, senza dimencarci cosa sono le organizzazioni e le aziende.

Le organizzazioni piccole e grandi sono gruppi di persone che collaborano per uno scopo. Si differenziano però da gruppi informali di amici o famiglie, perché nelle organizzazioni esistono ruoli e gerarchie formali (queste relazioni formali, in altre modalità, esistono anche tra clienti e fornitori; non solo per lavoratori dipendenti). Quando litighi con il tuo capo o con un cliente importante, non puoi risolvere come persone alla pari, come faresti con un’amica. La disparità di potere relazionale è una caratteristica fondamentale in tutte le organizzazioni con gerarchie ed è una cosa con cui dobbiamo confrontarci nella ricerca dell’equilibrio nel lavoro e con il lavoro.

La separazione è equilibrio nel lavoro?

Trovare questo ipotetico equilibrio non è facile per tutti, soprattutto nell’ultimo periodo. I luoghi fisici del lavoro e del privato si sono spesso mescolati o sovrapposti, creando uno spazio ibrido, confuso, dove i ruoli, i problemi e i pensieri personali e lavorativi sono finiti in un grande calderone emotivo.

Il tema non solo è finito sotto i riflettori degli esperti del mondo del lavoro, ma anche nell’immaginario degli autori di serie tv. Non riesci a lavorare per via di problemi personali, oppure magari ti porti lo stress lavorativo nelle relazioni intime? Forse ti aiuterebbe poter scindere sistematicamente i pensieri del lavoro da quelli della vita privata. Non con qualche strategia psicologia o con la meditazione, ma con un chip, un impianto cerebrale in grado di separare la sfera personale e quella lavorativa nelle ore di ufficio. Dovremo arrivare a tanto? Al momento questa possibilità è solo l’inquietante trama di una nuova serie, Severance, in onda su Apple TV, dove il protagonista e i suoi colleghi decidono di sottoporsi volontariamente a questa procedura di impianto per poter entrare ogni giorno in ufficio alle 9:00, dimenticare completamente la loro vita esterna, per poi uscirne alle 17:00 senza nessun ricordo della giornata lavorativa trascorsa.

Quella di dividere i problemi dovuti al lavoro dagli altri, è una strategia di cui molti di noi avranno esperienza. Fintanto che siamo nel luogo di lavoro o negli orari di lavoro cerchiamo di lasciare fuori gli eventuali problemi personali e viceversa, per affrontare quella complicata situazione lavorativa cerchiamo di aspettare la mattina successiva e utilizzare il tempo libero pensando ad altro. Per molti di noi questa potrebbe essere una possibilità. Immagino che richieda il giusto contesto. Questa strategia ci ricorda però argomenti come il diritto alla disconnessione e necessità probabilmente di qualche rituale svolto anche inconsciamente, entrando e uscendo dal lavoro.

Passenger - L’equilibrio nel lavoro e del lavoro - blog eis

L’equilibrio nel lavoro e i rituali di spostamento

Negli scorsi anni molti si sono abituati all’immobilità, rimanendo in casa, spostandosi meno, ma anche nel lavoro, dove molti progetti hanno rallentato o sono stati rimandati a momenti diversi. Inizialmente la rinuncia al traffico, alle code e agli ingorghi avevano solo lati positivi. Risparmiarsi levatacce e frugali colazioni alla macchinetta del caffe era quasi un sogno che si avverava.

Quel viaggio in macchina, in bus, in metropolitana però, era in qualche modo parte della nostra vita e ci permetteva di dividere la nostra doppia vita. Andando verso il lavoro iniziavamo a pensare alle attività del giorno, ai progetti rimasti in attesa e durante il ritorno avevamo modo di lasciar andare le preoccupazioni del lavoro che tanto non potevamo risolvere fino al giorno dopo. Questo normale andamento della giornata era stato notato anche da Microsoft nel 2017.

In quell’anno, all’interno di uno studio per migliorare la vita dei pendolari, un’équipe dell’azienda ha volontariamente installato un programma chiamato SwitchBot sui loro telefoni. Prima dell’inizio e della fine di ogni giornata di lavoro, il bot poneva alcune semplici domande: al mattino aiutava i partecipanti a passare in modalità lavoro motivando e aiutando a ricordare le attività, mentre alla fine della giornata invitava le persone a rivivere la giornata e poi staccare. “Come ti sei sentito oggi al lavoro? C’è qualcosa che vorresti condividere?” chiede il premuroso bot. Lo studio evidenziava che le persone si sentivano più motivate al mattino e inviavano meno mail fuori dagli orari di lavoro. Anche la vita personale ne guadagnerebbe da una simile abitudine?

Dopo un’iniziale euforia casalinga, che ci vedeva in tuta o in pigiama e con la barba lunga e i capelli arruffati, presi dal panificare a tutte le ore del giorno e a fare telefonate a tutti gli amici e i parenti possibili, stiamo tornando ai vecchi rituali e ai vecchi luoghi di lavoro. Per chi avesse difficoltà in questo, possiamo dare qualche suggerimento. Come hanno dimostrato i ricercatori Hajo Adam e Adam Galinksy, della Northwest University, con la loro ricerca sulla Enclothed Cognition, siamo condizionati dal contesto in cui ci troviamo e persino dai vestiti che indossiamo! Via tute e pigiami! Prepararsi per andare al lavoro, vestirsi e curare il proprio aspetto in modo appropriato alle nostre attività, ci permette di entrare in una modalità mentale diversa da quella casalinga, anche se il nostro ufficio è la stanza a fianco alla camera da letto!

Con il tuo vestito migliore e l’attitudine giusta, trovare il tuo personale equilibrio nel lavoro è alla portata!

Contattaci